Restauro conservativo e ristrutturazione: quali le differenze

Restauro conservativo e ristrutturazione: la maggior parte delle opere edilizie realizzate in Italia negli ultimi anni è annoverabile in queste categorie. Eppure nonostante la vicinanza concettuale, i due termini identificano due attività profondamente diverse. Vediamo perché.

Il restauro conservativo

L’obiettivo del restauro o risanamento è quello di mantenere la conservazione dell’opera per garantirne la funzionalità. Gli interventi da attuare quindi devono rispettare gli elementi originali. Il risanamento riguarda quindi anche il consolidamento statico, il ripristino e il rinnovo delle componenti dell’edificio.

La ristrutturazione

Quando si va ad agire invece sulla funzionalità dell’edificio, sulla struttura stessa o sulla sua destinazione, si ricade nella fattispecie della ristrutturazione. La fisionomia originaria viene modificata:possono variare gli spazi, i volumi, la distribuzione delle superfici interne.

La normativa

Entrambe le attività vengono disciplinate nel DPR 380/2001, il Testo Unico dell’Edilizia, che le definisce all’ art. 3.

Pur identificando due mondi collegati ma diversi, gli interventi di questo tipo costituiscono la maggior parte dell’attività edilizia in Italia e la differenza dal punto di vista legislativo è sottile ma sostanziale.

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