Manutenzione (KPI) su tutti i beni fisici

Pubblicata da UNI la nuova prassi di riferimento sugli indicatori di prestazione della manutenzione (KPI) su tutti i beni fisici

È Stata di recente pubblicata una nuova norma UNI relativa alle manutenzioni.
In un mondo sempre più attento ai consumi diventa essenziale applicare una corretta manutenzione a tutti i beni.
Ecco che troviamo una nuova prassi con indicatori di prestazione della manutenzione
Tali indicatori (KPI) della Funzione di Manutenzione si applicano a tutti i beni fisici, siano essi industriali, infrastrutture, edifici civili, sistemi di trasporto, ecc.

Questi indicatori dovrebbero essere usati per:

  1. misurare lo stato;
  2. effettuare confronti (benchmark interni ed esterni);
  3. fare diagnosi (analisi dei punti di forza e di debolezza);
  4. identificare obiettivi e definire i traguardi da raggiungere;
  5. pianificare le azioni di miglioramento;
  6. misurazione regolare dei cambiamenti nel tempo.

In ambito normativo è la commissione Manutenzione che si è occupata di recente di recepire anche in lingua italiana la EN 15341.
Questo documento descrive un sistema per la gestione degli indicatori di manutenzione atti a misurarne le prestazioni nel quadro di fattori d’influenza quali gli aspetti economici, tecnici ed organizzativi, per valutare e migliorare la sua efficienza ed efficacia al fine di raggiungere l’eccellenza nella manutenzione dei beni tecnici.
La manutenzione di software non è trattata nella norma; è tuttavia considerata la manutenzione di entità e sistemi contenenti software.
La funzione di manutenzione opera in diversi impianti industriali, insediamenti, infrastrutture, agendo in diversi ambienti di riferimento e contesti di diverse dimensioni, strutture, obiettivi, vincoli specifici e fattori di influenza. In questo contesto, è opportuno definire un modello organizzativo della funzione di manutenzione, come riferimento da implementare in relazione agli obiettivi richiesti, alle risorse disponibili e ai vincoli esistenti.
Il modello considera che, per il raggiungimento degli obiettivi assegnati e dell’eccellenza, la funzione di manutenzione deve utilizzare un’appropriata combinazione o parti di varie discipline quali HSE (Salute-Sicurezza-Ambiente), Amministrazione, ICT (Tecnologie informatiche e di comunicazione), ecc.

È compito della direzione:

a) implementare appropriate risorse, conoscenze, regole, procedure e attività;

b) selezionare il modo in cui la manutenzione deve costruire e organizzare le varie materie e discipline nelle seguenti sottofunzioni/aree:

  •  HSE sulla manutenzione;
  • direzione della manutenzione;
  • competenza del personale di manutenzione;
  • ingegneria della manutenzione;
  • organizzazione e supporto della manutenzione;
  • amministrazione e forniture.

All’interno della UNI EN 15341 sono riportati i seguenti riferimenti normativi:

1. EN 13306 Maintenance – Maintenance terminology;
2. EN 15628 Maintenance – Qualification of maintenance personnel;
3. IEC 60050-192 lnternational Electrotechnical Vocabulary (IEV) – Part 192: Dependability.

Fonte UNI

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13 – # IL VALORE DELLA SICUREZZA NELLO SCI

SPEDIZIONE ITALIANA IN ANTARDIDE

SPEDIZIONE ITALIANA IN ANTARDIDE

Nell’ambito della XXXVIII Spedizione Italiana in Antartide del PNRA – Programma Nazionale Ricerca in Antartide, il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di UniBa, già operativo via satellite, fornirà per la prima volta personale per la realizzazione di DISGELI, un progetto con ricercatori, navi e basi tutti italiani.

Il Professor Giuseppe Mastronuzzi di UniBa, con colleghe e colleghi del CNR ISMAR di Bologna, ENEA- Università di Bologna e Università di Pisa, sarà impegnato in Antartide nei mesi di gennaio e febbraio per effettuare rilievi e carotaggi di fondali e terreno della Baia di Terra Nova.

Di cosa stiamo parlando?

Ogni anno l’Italia organizza una spedizione in Antartide, e www.italiantartide.it è il sito web dedicato alla spedizione in corso.
Qui potrete seguire da vicino gli eventi che caratterizzano la spedizione, soprattutto da un punto di vista logistico, a iniziare dalla partenza degli spedizionieri, per proseguire con la descrizione dei lavori portati avanti sia per manutenere le stazioni e gli impianti, sia per supportare e facilitare lo svolgimento delle attività scientifiche e tecnologiche in programma. Naturalmente una spedizione non si conclude con la chiusura delle stazioni in Antartide, ci sono anche le attività portate avanti in Italia, perché insieme agli spedizionieri rientra anche del materiale da manutenere o da smaltire. E poi, tante altre sono le notizie da condividere, perché subito dopo siamo pronti ad organizzare una nuova spedizione.

 

Abbiamo anche una pagina Facebook, Iitaliantartide-36.ma Spedizione seguitela per essere aggiornati in tempo reale sugli eventi che caratterizzano l’ultima spedizione in corso, e per avere notizie sul continente che conserva intatta la storia geologica e climatica del nostro pianeta, e che studiamo per  prevedere e meglio progettare il nostro futuro climatico e ambientale.

Le spedizioni italiane in Antartide sono organizzate dal PNRA, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, grazie ai finanziamenti del ministero della Università e della Ricerca. Visitate il portale dedicato al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide.

Gli entri attuatori del PNRA sono Il CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, che con il Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente, CNR-DSSTTA, coordina le attività scientifiche, e l’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che con l’Unità Tecnica Antartide coordina le attività logistiche.

Per saperne di più:

MUR- MATRICOLE IN CALO

MUR- MATRICOLE IN CALO

Un altro segno meno nelle immatricolazioni per l’anno accademico 2022-2023, dopo il calo del 3 per cento dello scorso anno.
Almeno a giudicare dai primi dati diffusi dal Mur – provvisori visto che sono aggiornati a dicembre – che confrontano le matricole dell’anno accademico 2022/23 con quelle del 2021/22 e del 2020/21. Rispetto a 12 mesi fa la diminuzione è del 2%, ma se il paragone lo facciamo con due anni fa supera invece il 5 per cento. E, per un paese ancora penultimo per quota di laureati nella fascia 30-34 anni, questa non è una buona notizia. Senza aumentare il flusso di chi accede a un ateneo è difficile infatti che possa aumentare quello di chi esce con in tasca la laurea.
Pur con tutti i distinguo del caso – perché all’appello mancano alcune telematiche e non è detto che ogni ateneo abbia comunicato il dato giusto – il dato complessivo è negativo.  A dicembre risultano essersi immatricolati presso una delle nostre università 295.660 studenti (di cui 129.085 uomini e 166.575 donne) contro i 301.776 (di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine) dell’anno accademico 2021/22. Il calo, come abbiamo detto, è del 2% ma diventa del 5 e passa rispetto ai 312.388 del 2020/21.
Calano anche le immatricolazoni ai corsi Stem, nonostante i ritorni occupazionali e gli incentivi degli ultimi anni. A far riflettere interviene poi un altro elemento: il calo delle immatricolazioni ai corsi Stem che – nonostante gli elevati ritorni occupazionali che li caratterizzano – tradizionalmente rappresentano un altro tallone d’Achille del nostro sistema d’istruzione superiore. Al momento risultano aver fatto questa scelta in 91.625 di cui 36.373 ragazze; dodici mesi fa, di questi tempi, avevano scelto una laurea in Scienze, Ingegneria, Tecnologia o Matematica 93.913 studenti di cui 37.076 donne. In calo ci sarebbero anche gli iscritti ai comparti letterario (dai 57.285 del 2021/22 ai 55.789 del 2021/22) e sanitario (passati nello stesso arco di tempo da 48.252 a 45.908) laddove sarebbero aumentate le immatricolazioni all’area economica, giuridica e sociale. Qui si è saliti dai 102326 del 2021 ai 102338 del 2022
Anche dal punto di vista «geografico» ci sono non pochi aggiustamenti nelle scelte degli studenti. Perde studenti Milano (eccetto lo Iulm), crescono Brescia, Bergamo, Pavia e Verona. Che condividono un relativo successo di iscrizioni con altre università più piccole sparse per l’Italia, anche nelle grandi città come Roma Tre e Tor Vergata, nella Capitale (dove crescono gli iscritti anche alla Sapienza), Partenope e Vanvitelli a Napoli. Ci sarà da capire quanto la scelta sia dettata dai costi, tra tasse universitarie e spese legate al cambio di città.

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