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Consultazione sulla riforma del Codice degli appalti: alcuni punti su cui lavorare

Criterio di aggiudicazione, appalto integrato, albo dei commissari: alcuni dei 29 punti su cui il Governo dovrà lavorare dopo la consultazione.

La consultazione sulla riforma del Codice degli Appalti si concluderà oggi, 10 settembre. L’intenzione del Governo è presentarla in autunno.

All’apertura della consultazione il Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, aveva assicurato: “Regole semplici e chiare per rilanciare le opere pubbliche, ma allo stesso tempo guerra senza quartiere alla corruzione e al malaffare”.

Il Governo, dopo il confronto, dovrà intervenire su 29 punti, tra i quali:

  • Codice Appalti e criterio di aggiudicazione: la discussione sui criteri di aggiudicazione degli appalti al momento vede schierate due correnti di pensiero. Da una parte si vuole abolire il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, eliminando l’elevato rischio di corruzione e infiltrazioni criminali. Vengono proposte le gare basate sul progetto esecutivo, in questo modo non ci sarebbe la necessità di effettuare ulteriori valutazioni qualitative. Dall’altro lato c’è invece chi sostiene che il criterio del massimo ribasso non sia rispettoso della dignità dei professionisti e porti ad una progettazione di pessima qualità.
  • Divieto di appalto integrato: ossia l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Questa pratica è vietata dal Codice Appalti, tranne nei casi di affidamento a contraente generale, ma sono previste anche delle deroghe in caso di necessità. Il Ministero delle Infrastrutture ha raccolto molti pareri che puntano alla totale eliminazione di tali deroghe, escludendo in questo modo tutti gli studi medio-piccoli dalla progettazione delle opere e avvantaggiando solo le grandi imprese.
  • Codice Appalti e albo dei commissari di gara: in base ad alcuni contributi arrivati al Ministero, sembrerebbe che questa neonata norma sull’albo dei commissari di gara potrebbe essere subito modificata. L’obbligo di attingere sempre a questo albo, secondo molti, comporterebbe un aggravio in termini di costi e il rischio di non riuscire ad avere esperti a sufficienza per coprire tutte le amministrazioni che ne faranno richiesta, con la conseguente paralisi totale delle procedure.

La Presidente Carla Tomasi di F.I.N.C.O. (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni) in relazione alle consultazioni, ha commentato: “Nel mondo industriale la diversità di opinione non è fra grandi e piccole imprese, ma fra imprese OG (opere generali) e imprese OS (opere specialistiche). Quest’ultime richiedono più regole, anche di indirizzo (soft-low), e più controlli, perché solo così sono tutelate contro le approssimazioni e la delinquenza organizzata che spesso e volentieri si infiltra negli appalti, senza contare l’interesse generale alla qualità dell’opera”.