C’è ancora troppa incompetenza digitale

Molti cittadini italiani non usano internet e il Paese è lento ad aggiornarsi e ad evolversi. E poi c’è il ritardo dell’intera filiera della formazione

L’Italia non è ancora un Paese per cittadini digitali. E in un’epoca di quarta rivoluzione industriale, in cui la rivoluzione tecnologica sta trasformando l’intero funzionamento della società, l’evidenza è decisamente stonata. Ma è un dato di fatto che, in relazione ai contenuti di due documenti ufficiali pubblicati nel 2016 dalla Commissione Europea – l’«Agenda europea per le competenze» e la comunicazione sulla «Digitalizzazione dell’ industria europea» – l’Italia sconti una certa lentezza ad aggiornarsi e ad evolversi. Parliamo di due documenti di grande riferimento sul tema: l’Agenda stabilisce le azioni da mettere in campo per aumentare la qualità e la rilevanza dei percorsi di formazione, e le capacità che servono per affrontare e gestire il cambiamento economico e tecnologico. La comunicazione sulla Digitalizzazione delinea una serie di misure strategiche per favorire lo sviluppo del mercato unico digitale e quindi la sfida dell’aggiornamento professionale e della valutazione delle competenze possedute da ogni lavoratore. Che l’Italia sia indietro nella frequenza dell’accesso ad internet e nel suo utilizzo ce lo confermano tanti studi e ricerche. In un articolo apparso nei giorni scorsi sul Corriere della Sera, si legge poi che rispetto alla media europea, i lavoratori italiani scontano livelli bassi sia da un punto di vista dei titoli di studio acquisiti, che di effettive capacità di lettura, scrittura e calcolo.

Ad essere in ritardo è l’ intera filiera della riqualificazione e della formazione: rispetto a una media europea del 10,8%, in Italia solo l’ 8,5% dei lavoratori partecipa a corsi di formazione. Il ritardo – si legge nell’articolo in questione – riguarda alcuni settori più di altri, e in generale a fronte di una molteplicità di attori istituzionali coinvolti sulla carta, le imprese rappresentano, di fatto, il maggior fornitore di corsi di formazione continua. I destinatari dovrebbero essere non solo i giovani, ma anche i lavoratori già occupati, nell’ottica di garantire ad una fetta più ampia di persone l’accesso vero alle nuove tecnologie per non ritrovarsi ai margini della rivoluzione 4.0. E’ fondamentale, dunque, investendo sulla formazione e riqualificazione creando connessioni fra conoscenze locali dei problemi (ciò che funziona e ciò che non funziona) da parte di chi già lavora e le nuove soluzioni rese possibili dall’innovazione, con le quali chi già lavora ha invece poca familiarità.