Sottotetti: pertinenza dell’appartamento o parte comune del condominio

I sottotetti nei condomini non possono sempre essere considerati una parte comune. Il più delle volte costituiscono infatti una pertinenza dell’appartamento sottostante. È arrivata a questa conclusione la Cassazione con la sentenza 12840/2012.

Secondo la Corte, per capire a chi appartiene un sottotetto bisogna fare riferimento al “titolo”. In mancanza di riferimenti in tal senso, si può presumere che il sottotetto costituisce una parte comune del condominio solo se il vano risulta effettivamente destinato a questo scopo o all’esercizio di un servizio di interesse condominiale. La destinazione deve però risultare dalle caratteristiche strutturali e funzionali del vano.

La Cassazione ha ricordato infatti che, in base al Codice Civile, il sottotetto non è compreso tra le parti comuni. In mancanza di determinati requisiti che ne facciano emergere l’uso comune all’attività di più condomini, il sottotetto va quindi considerato una pertinenza dell’unità immobiliare sottostante.

Professionisti, pubblicizzare la propria attività non è deontologicamente scorretto

Pubblicizzare le prestazioni professionali e i loro costi non è scorretto dal punto di vista deontologico. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 11816/2012.
La Corte ha affermato che farsi pubblicità non lede il decoro professionale e la dignità del professionista.
La Corte di Cassazione è arrivata a questa conclusione analizzando il ricorso presentato da un professionista contro il proprio Ordine, che lo aveva sospeso per aver diffuso volantini pubblicitari in cui erano descritte le prestazioni offerte ed i prezzi rapportati alla situazione del mercato.
A detta della Commissione dell’ordine professionale, la pubblicità poteva trarre in inganno perché si riferiva ad una tariffa minima nazionale, che invece è stata abrogata. Il riferimento alla tariffa costituiva per la Commissione una mancanza di correttezza e trasparenza. Allo stesso tempo l’Ordine riteneva di avere la competenza a verificare la rispondenza dei messaggi pubblicitari ai criteri di trasparenza.
La Cassazione si è però pronunciata in modo diverso perché a livello comunitario le professioni devono ispirarsi al maggior criterio di liberalizzazione possibile. Analogamente, la Corte dio Giustizia Europea ha affermato che gli Stati membri devono rimuovere i divieti alle pubblicità commerciali.

Etichettatura energetica, Italia in regola con le norme europee

L’Italia ha recepito la Direttiva europea 2010/30/Ue sull’etichetta energetica dei prodotti connessi con il consumo di energia. Il decreto legislativo 104/2012 attua la normativa comunitaria estendendo l’etichettatura non solo agli elettrodomestici, ma anche a tutti i prodotti che abbiano un impatto diretto o indiretto significativo sul consumo di energia durante il loro uso.

Come prefissato dagli obiettivi europei, con l’etichettatura il consumatore viene orientato alla scelta di prodotti che comportino un minor consumo di energia e nello stesso tempo viene facilitato nella loro identificazione attraverso etichette e informazioni uniformi.
Il nuovo decreto legislativo prevede che i fornitori che immettono sul mercato o che mettono in servizio i prodotti coperti da una misura di implementazione abbiano l’obbligo di fornire un’etichetta e una scheda del prodotto.
I distributori dovranno inoltre esporre le etichette, in maniera visibile e leggibile, ma anche presentare la scheda nell’opuscolo del prodotto o in ogni altra documentazione che correda i prodotti al momento della vendita.

Gli obblighi descritti valgono anche quando il cliente non può prendere visione del prodotto perché viene venduto per corrispondenza, su catalogo o via internet.

Bonus 55%, Finco: dagli edifici italiani un giacimento energetico

È ormai confermata la proroga del 55% al 30 giugno 2013, decisa dalla legge per lo sviluppo e la crescita. Dopo una serie di richieste da parte degli operatori del settore e di segnali negativi, dovuti ad esigenze di copertura economica, il bonus per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici è slittato al 30 giugno 2013. Ciò significa che gli interessati avranno a disposizione altri sei mesi per effettuare i lavori; ai sensi della normativa precedente, l’agevolazione sarebbe infatti scaduta il 31 dicembre 2012.
Sulla decisione di prorogare gli incentivi hanno pesato vari fattori, tra cui anche il rapporto Giavazzi, diffuso e commentato da Finco, che nel quadro di giudizi negativi sui contributi pubblici ha introdotto una parziale favorevole deroga per le agevolazioni di carattere automatico e per le detrazioni fiscali.
Secondo Confindustria Finco, nelle case italiane si trova un giacimento energetico da sfruttare per disegnare una nuova politica orientata all’efficientamento e al risparmio energetico. Il parco residenziale italiano è caratterizzato da una bassa qualità e da un basso livello delle prestazioni energetiche. Gli interventi agevolati con la detrazione del 55% secondo Finco hanno però inciso in modo positivo. A fronte di circa 1 milione e mezzo di domande presentate per accedere al 55% nei 4 anni di attività, si sono realizzati circa 17 miliardi di fatturato, oltre 50mila nuovi posti di lavoro specializzati.
Secondo Finco, per procedere in questo trend positivo bisognerebbe mappare il territorio per capire dove agire con gli interventi di riqualificazione, ma anche di messa in sicurezza, e rendere automatiche le detrazioni, così come affermato nel rapporto Giavazzi. A detta di Finco, inoltre, la copertura finanziaria potrebbe essere trovata grazie ai proventi dell’Imu.

Bonus ristrutturazioni, il Fisco spiega chi ne usufruisce

Non tutti gli interventi di messa in sicurezza dell’immobile possono beneficiare del bonus sulle ristrutturazioni. È la risposta che l’Agenzia delle Entrate ha dato ad un contribuente, spiegando che la messa in sicurezza ha molteplici sfaccettature. Tra questi interventi rientra ad esempio l’acquisto di apparecchiature o elettrodomestici dotati di meccanismi di sicurezza, che non può però essere considerato alla stregua di una riqualificazione edilizia dal momento che non integra un intervento sugli immobili.
Al contrario, può essere agevolata con la detrazione fiscale sulle ristrutturazioni la riparazione di un impianto insicuro realizzato in un immobile, ad esempio attraverso la sostituzione del tubo del gas o di una presa mal funzionante.
Secondo l’Agenzia delle Entrate sono possono essere agevolate le spese per l’installazione di apparecchi di rilevazione di presenza di gas inerti, il montaggio di vetri anti-infortunio e l’installazione del corrimano.
L’attenzione ai bonus sulle ristrutturazioni è tornato all’avanguardia dal momento che il Decreto per lo sviluppo e la crescita ha elevato dal 36% al 50% la detrazione sulle spese sostenute fino al 30 giugno 2013.

Boom degli avvalimenti negli appalti, Finco commenta la relazione dell’Authority

Ritardo dei pagamenti e grado di concorrenza del mercato. Sono alcuni degli aspetti toccati dalla relazione annuale dell’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, che ha tracciato una panoramica sul mercato degli appalti.

Tra gli aspetti analizzati spicca l’incremento dell’uso dell’avvalimento come strumento per poter accedere alla partecipazione delle gare. In base al quadro descritto dall’Authority e commentato da Finco, dal 2010 al 2011 la percentuale delle dichiarazioni di avvalimento è aumentata del 355%, passando da 1.695 a 6.026. Il picco è stato registrato nel settore dei lavori pubblici.

Grazie a questo meccanismo, le imprese prive di requisiti tecnico‐economico‐finanziari per poter partecipare alle procedure di affidamento, si avvalgono dei requisiti posseduti da altre imprese, bypassando quindi il sistema che impedirebbe loro l’accesso alle gare.

L’avvalimento è stato pensato a livello comunitario come uno strumento di apertura del mercato a favore degli operatori che altrimenti sarebbero esclusi. A detta di Finco, sono tuttavia presenti delle distorsioni che renderebbero lo strumento inappropriato per la realtà italiana. Il sistema dell’avvalimento è per Finco capace di incidere profondamente su settori delicati, quali ad esempio il sistema di qualificazione nazionale delle imprese.

Riqualificazione energetica edifici, fondamentale distinguere tra nuovo ed esistente

Chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate sulle detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica. Rispondendo alla domanda di un contribuente, il Fisco ha spiegato che, sulla base di una circolare emanata nel 2010,  se viene installato un impianto di riscaldamento centralizzato in un fabbricato in cui solo una parte delle abitazioni è dotata di impianto di riscaldamento preesistente, il bonus del 55%non può essere conteggiato per l’intera spesa, ma solo per quella relativa alla sostituzione degli impianti già presenti.Le spese per dotare di riscaldamento le unità immobiliari che prima ne erano sprovviste non possono invece beneficiare dell’agevolazione.

Allo stesso modo, con un’altra circolare del 2010 l’Agenzia delle Entrate ha affermato che in caso di ristrutturazione con ampliamento, la detrazione è riconosciuta per le spese riferibili all’edificio già esistente. Analogamente, negli interventi di riqualificazione energetica che realizzano impianti a servizio dell’intero edificio bisogna individuare le spese riferite al fabbricato esistente.

Imu e proventi da affitti, dal Fisco chiarimenti sulle imposte

Gli immobili affittati ad un canone concordato hanno pagato l’Imu piena. Lo ha ricordato l’Agenzia delle Entrate che ha risposto ai dubbi di un contribuente dopo il pagamento della prima rata dell’imposta municipale unica che da gennaio ha sostituito l’Ici.

La Manovra Salva Italia, in cui è contenuta la disciplina sull’Imu, ha previsto aliquote agevolate solo per l’abitazione principale di proprietà del nucleo familiare. Nella nozione non sono comprese le case in affitto, anche se si tratta dell’unico alloggio della famiglia.

Nel caso delle locazioni a canone concordato, però, il Comune a sua discrezione può deliberare una riduzione dell’aliquota. Un margine di manovra che i primi cittadini hanno giudicato a suo tempo solo apparente, tanto da suscitare un’ondata di proteste. Solo i proventi dell’Imu sulle abitazioni principali vanno nelle casse dei Comuni, mentre il gettito derivante dall’imposta sulle altre tipologie di immobili va diviso con lo Stato. Una condizione che secondo i Comuni rende difficile l’abbassamento delle aliquote.

Analizzando la situazione dal lato del proprietario che affitta un immobile, il Fisco ha chiarito che sui proventi dell’affitto è dovuta l’Irpef ordinaria con applicazione dell’aliquota marginale (dal 23% al 43%) o, per chi sceglie il regime della cedolare secca, l’imposta sostitutiva (con aliquota del 19%, in caso di canone concordato) che assorbe, oltre l’Irpef, le relative addizionali regionale e comunale, e le imposte di registro e di bollo ordinariamente dovute per la registrazione del contratto.

 

Appalti, nei raggruppamenti va sempre indicata la quota di servizio che compete alla singola impresa

appaltiAnche nel caso di raggruppamenti di imprese di tipo orizzontale c’è l’obbligo di indicare le parti che competono alla singola impresa. Lo sostiene il Consiglio di Stato con la sentenza 26/2012, con cui ha fatto chiarezza sull’applicazione dell’articolo 37 del Codice Appalti ai raggruppamenti in cui tutti gli operatori riuniti svolgono lo stesso tipo di mansioni.

Il CdS ha sottolineato che in base al Codice appalti, nelle gare per l’aggiudicazione di servizi l’offerta deve specificare le parti del servizio che saranno eseguite dai singoli operatori riuniti o consorziati.

Sulla base della regola espressa nella norma, il Consiglio di Stato ha affermato che la regola deve essere applicata a tutte le Ati orizzontali e verticali in modo che quote dell’appalto non siano eseguite da soggetti privi delle capacità tecnico organizzative ed economico-finanziarie indicate dal bando.

Le parti del servizio che il singolo soggetto dovrà svolgere possono essere indicate in modo descrittivo o quantitativo, attraverso l’utilizzo delle quote in termini percentuali.

 

Razionalizzazione spesa pubblica, il Governo cerca di non aumentare l’Iva

Governo al lavoro per evitare l’aumento dell’Iva che dovrebbe scattare da ottobre. L’esecutivo ha emanato nei giorni scorsi un nuovo decreto sulla revisione della spesa, che integra la legge recentemente approvata con nuove misure per il contenimento dei costi.

Il nuovo decreto propone di far slittare al 30 settembre il termine per il riconoscimento del requisito di ruralità degli immobili appartenenti all’azienda agricola, che serve a evitare il pagamento dell’Ici riferita al 2011. Il decreto prevede inoltre la nullità dei contratti stipulati da centrali di committenza diverse dal Consip, il divieto di inserimento di clausole arbitrali nei contratti di servizio e, dal 2014, l’affidamento diretto solo nei confronti di società a capitale interamente pubblico per valori inferiori a 200 mila euro. Proposta inoltre la vendita degli alloggi di servizio appartenenti al Ministero delle Difesa. Le misure dovrebbero consentire un risparmio di 4.5 miliardi per il 2012, 10.5 miliardi nel 2013 e 11 miliardi per il 2014, che consentirà di evitare l’aumento dell’Iva per la fine del 2012 e per il primo trimestre del 2013.