Professioni tecniche: aumenta la domanda di lavoro

Una ricerca del Cnpi certifica che in un anno è raddoppiato il volume delle assunzioni

13.240: è questo il numero delle assunzioni previste per le professioni tecniche in ambito informatico, ingegneristico e della produzione nel primo trimestre 2017, almeno a guardare i numeri forniti dal Centro studi del Consiglio nazionale periti industriali (Cnpi), elaborati a partire dai dati Unioncamere: a confermare che cresce la domanda di lavoro per le professioni tecnico-ingegneristiche. Secondo questa ricerca Cnpi, rispetto allo stesso periodo del 2016, quando le previsioni di assunzione per questo gruppo di professionalità erano 6.620, il volume è raddoppiato, confermando una tendenza già emersa a fine 2016.
Cresce la domanda ma paradossalmente manca la forza-lavoro: se un anno fa, il 26,2% dei profili era considerato di difficile reperimento, per i prossimi mesi, le aziende stimano che nel 38,8% dei casi il profilo desiderato sarà introvabile, a causa dell’inadeguata formazione e qualificazione e del ridotto numero dei candidati.
Ma quali sono i profili professionali più ricercati? Secondo questa analisi, nel 2016 ai primi posti figuravano designer, programmatori, esperti di applicazioni e tecnici della produzione.
Per quanto riguarda, invece, le aree che fanno da traino alle assunzioni ci sono il settore dei media e della comunicazione, dove ben il 25,2% delle nuove assunzioni riguarderà profili tecnici dell’ingegneria, e quello informatico e delle telecomunicazioni (23,6%).
L’area tecnico-ingegneristica e quella del manifatturiero più innovativo concentreranno una quota significativa di assunzioni nelle public utilities.
In generale, le nuove aree di attività – si pensi all’efficientamento energetico, alla sicurezza, alle certificazioni e ai controlli di qualità – hanno sviluppato nuovi fabbisogni di competenze da parte delle aziende, ora sempre più orientate ad acquisire professionalità sempre più specializzate, in grado di garantire loro innovazione e strategicità.
Il problema, però, emerge dalla ricerca, è dato dalla formazione tecnica: in Italia, a differenza del resto d’Europa, mancano percorsi adeguati a formare le professionalità che servono al mercato.
Lì si dovrà intervenire per non vanificare le risorse e le potenzialità di un settore in crescita.